Il traffico stradale è la causa principale di inquinamento acustico nei centri urbani. L’esposizione prolungata al rumore prodotto dal traffico provoca malessere e problemi fisici, con un aumento significativo della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca nei soggetti maggiormente esposti. Da un recente studio pubblicato sull’European Heart Journal risulta che l’esposizione a livelli di rumorosità superiori di 10 decibel rispetto ai limiti fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità aumenta il rischio di ictus dal 14% al 27%. A questo si aggiungono tutti gli effetti di disturbo uditivo ed extra–uditivo tipici delle aree dove il clima acustico è fortemente influenzato dalla presenza di strade con alti volumi di traffico veicolare.
Le attività di monitoraggio, ricerca e sperimentazione volte a studiare il fenomeno del rumore stradale e quindi gli interventi per ridurne la portata, risultano di assoluta importanza per migliorare le condizioni di vita e di salute della popolazione maggiormente esposta a tale fonte di disturbo. Tra le soluzioni di mitigazione e risanamento disponibili in ambito urbano ed extra–urbano, le pavimentazioni stradali a bassa rumorosità sono certamente quelle meno invasive e più integrate in un’ottica di sostenibilità.
Lo studio dei conglomerati bituminosi e dell’interazione pneumatico–strada ha permesso negli ultimi anni l’identificazione delle miscele che meglio soddisfano le esigenze dei progettisti coinvolti nella mitigazione del rumore da traffico, senza trascurare gli standard di sicurezza e di durabilità dei materiali utilizzati. I “rubberized asphalts”, ossia conglomerati bituminosi modificati con polverino di gomma riciclata da PFU (Pneumatici Fuori Uso), sono noti da oltre quarant’anni, ma solo recentemente hanno attirato l’attenzione dei progettisti di infrastrutture stradali, proprio grazie alla loro minore rumorosità rispetto ad altri materiali convenzionali.
Prestazioni acustiche degli asfalti a bassa rumorosità in scenari urbani
Categoria
Fine vita