Il mondo delle infrastrutture di trasporto e la realtà socio-economica ci pongono ogni giorno davanti alla domanda di prestazioni sempre più elevate a fronte di budget spesso limitati: l’obiettivo principe è quello di progettare e costruire opere con necessità di manutenzione sempre più ridotta, o quanto meno con una più lunga “vita utile”, in cui si preveda il riutilizzo delle materie prime e il recupero dei materiali di scarto, il ricorso sempre più ridotto alle risorse non rinnovabili, il contenimento dell’impatto ambientale; in altre parole, si pone sempre maggiore attenzione alla “sustainability”. Quando si traduce questo termine anglosassone nella nostra definizione di “sostenibile” si ha spesso la tentazione di intenderla come sinonimo di “tollerabile” o “sopportabile”: un aggettivo che richiama concetti apparentemente non positivi. Ben diversa è la traduzione con la parola “durevole”, che richiama in sé la capacità di mantenersi nel tempo senza perdere le proprie qualità. In questo senso, un sistema o un prodotto di può definire sostenibile se può essere durevole nel tempo. E’ da questo obiettivo di migliorare la sostenibilità delle infrastrutture di trasporto, e in particolare delle pavimentazioni stradali flessibili, che nasce l’esigenza della ricerca e dello studio di nuovi materiali e/o componenti che possano in una certa misura ridurre l’utilizzo di materie prime, a vantaggio del riutilizzo o del riciclo di altri materiali nel confezionamento dei conglomerati bituminosi. La ricerca ha sperimentato l’utilizzo di plastica riciclata, vetro proveniente dalla raccolta differenziata, inerti provenienti da residui di attività di costruzioni/ demolizioni e non ultimo, come nel caso in esame, il polverino di gomma proveniente dal riciclo dei Pneumatici Fuori Uso.
Strati di usura con polverino da PFU per pavimentazioni stradali della viabilità urbana

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Fine vita